La vera domanda da farsi riguardo ai vaccini oggi sarebbe «perché l’Agenzia Europea per i Medicinali non ha ancora approvato i vaccini cubani?». La risposta è, io credo, facilmente ipotizzabile tenendo conto degli interessi materiali delle aziende farmaceutiche che hanno monopolizzato il mercato dei vaccini ad oggi.
Con il 97% dei bambini vaccinati e con il 95% della popolazione immunizzata già a dicembre, i vaccini creati dagli istituti pubblici a Cuba funzionano tutti come Novavax, che ha già avuto il via libera dell’Ema.
I Soberana hanno un’efficacia del 91% sui casi sintomatici, mentre l’Abdala, l’altro vaccino cubano, secondo i ricercatori cubani, ha un’efficacia del 92,28% nel suo schema a tre dosi. Quest’ultimo, inoltre, sembra capace di neutralizzare al 90% anche la variante Delta. I vaccini cubani, ovviamente, sono liberi da brevetti e potenzialmente esportabili in tutto il mondo senza costi aggiuntivi a quello di produzione.
Ma non è solo questo il problema per le grosse aziende europee ed americane.
Il fatto è che la logica del capitale industriale vuole che venga commercializzato, ormai, soprattutto il tipo di vaccino già in circolazione, che è tra l’altro più rapido e semplice da produrre, sebbene abbia effetti positivi più a breve termine rispetto a quello proteico (come quelli Cubani e di Novavax). Ormai si sono messi a produrlo e spingono per comprarlo. Nelle fasi iniziali di una pandemia aveva senso produrre un vaccino a mRna, ma ora ne ha di meno (almeno per noi, per i produttori e i loro profitti continua ad averne). Un grosso vantaggio della tecnologia a mRna, infatti, è che permette di produrre il vaccino in modo rapido ed economico. L’Rna è facile da sintetizzare in poco tempo su larga scala, una caratteristica essenziale qualora si debba contrastare velocemente una pandemia come in questo caso. Inoltre gli impianti che producono il vaccino non devono produrre o manipolare alcun virus, come accade per i vaccini che usano virus inattivo o attenuato, ma solo sintetizzare una sequenza di mRna.
La produzione industriale del vaccino quindi è più semplice e sicura, evitando rischi di contaminazione o incidenti con rilascio di patogeni pericolosi. I cubani, dotati di strutture pubbliche capaci di ammortizzare economicamente questo tipo di rischio e costo per non dovere tenere conto di parametri economici aziendalistici, hanno ritenuto invece di creare un vaccino proteico, più utile nel lungo periodo.
Metterne troppi di questo genere oggi sul mercato (o, peggio, metterne in circolazione uno che non deve neanche competere sul mercato perché GRATUITO e senza licenze) sarebbe un atto politico ostile per Pfizer, Moderna e gli altri.
Come spiega bene Fabrizio Chiodo, il ricercatore italiano che ha partecipato alla creazione dei vaccini cubani:
«Che i vaccini a mRNA non proteggessero per un lungo periodo dopo due dosi era abbastanza ovvio immunologicamente, soprattutto senza testing, misure non farmaceutiche e senza aver vaccinato il Mondo.
Sono vaccini straordinari, ottimi per una prima ondata di protezione, ma da soli non avrebbero risolto.
Considerare i “boost” con vaccini proteici, soprattutto se RBD-based (basati sul frammento della Spike che induce gli anticorpi più neutralizzanti), è una valida soluzione, sicura ed immunologicamente intelligente».
Ma l’intelligenza collettiva, è importante ribadirlo, è incompatibile con quella soggettiva delle grandi imprese.