Dal 2015, per rispondere alla recessione, la BCE ha emesso creandoli dal nulla circa 6000 miliardi di euro. Solo dall’esplosione della crisi Covid i miliardi emessi sono stati poco più di 3000. Questi soldi sono serviti ad acquistare titoli obbligazionari e altri tipi di titoli sia privati che pubblici, fornendo liquidità ai grossi gruppi finanziari e alle corporation che avevano emesso questi titoli o che li detenevano.
Anche quando acquista titoli di debito pubblico, infatti, la BCE lo fa comprando quelli detenuti da istituzioni private che hanno prestato soldi agli Stati, non dagli Stati direttamente. Ciò significa che, se da un lato diminuisce il costo del debito per i governi, dall’altro fa un grande favore a banche e fondi finanziari che comprano titoli solo perché sanno che tanto la BCE li “risarcirà” subito, facendo anzi aumentare il valore di quelli che già hanno in pancia (perché detentori di tassi d’interesse più alti degli attuali e, quindi, più richiesti dal mercato privato).
Tutta questa montagna di liquidità da reinvestire in azioni e strumenti finanziari e di plusvalenze per gli attori finanziari ha fatto sì, negli anni, che borse e titoli vivessero delle discrete stagioni con prezzi al rialzo mentre l’economia reale e, soprattutto, i salari stagnavano. Economia di carta, si produce denaro dal denaro. Le persone che lamentavano una stagnazione (relativa, perché i margini di profitto non si sono mai appiattiti come i salari e da un po’ di anni l’export italiano macina record) della loro media e grande impresa sono le stesse che guadagnano dal mercato obbligazionario e borsistico grazie ai loro pacchetti di investimenti grandi e piccoli.
NEL FRATTEMPO, nella nuova nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, il governo fa vedere che la spesa sanitaria italiana, dopo aver avuto uno scatto di qualche miliardo in più per via dell’emergenza, tornerà nel 2023-2024 ai livelli del 2019. Per la precisione, in percentuale di Pil la spesa sanitaria passerà dal 7.5 del 2020 al 6.1 del 2024. È evidente che, dei trilioni emessi dalla BCE, l’effetto “moltiplicatore” non sia nei servizi pubblici o nei redditi da lavoro ma solo nelle plusvalenze finanziarie. In altre parole: anche se i governi pagano meno interessi (seppure al 2024 l’Italia pagherà ancora 40 miliardi all’anno di costo del debito), anche se negli ultimi 30 anni il debito è salito SOLO a causa degli interessi, e anche se la BCE cambiando i trattati potrebbe fornire tutta quella liquidità direttamente ai governi ecco alcune delle voci che subiranno un taglio da qui al 2024 secondo la Nadef:
Redditi da lavoro dipendente (10,5 – 9,1% del Pil)
Prestazioni sociali (24,1 – 20,7% del Pil)
Pensioni (17 – 15,4% del Pil)
La scelta è POLITICA e non tecnica, ovviamente. Creare soldi per intermediari finanziari e imprese invece che per lavoratori e investimenti pubblici è una scelta di classe che può essere modificata solo quando la classe sottomessa si organizzerà per prendere le redini del potere.