CRYPTOVALUTA FACEBOOK, MINIBOT E IL CONCETTO DI MONETA – perchè si “crea”

CRYPTOVALUTA FACEBOOK, MINIBOT E IL CONCETTO DI MONETA – perchè si “crea”

Ancora non è chiaro in cosa consisterebbe la “valuta” offerta da Facebook. Il valore della moneta di Facebook sarà agganciato ad un paniere di diverse valute come il dollaro e l’euro. Ma quali saranno i criteri di assegnazione? Cioè come si fa ad averla ? Bisogna pagare o la danno in cambio di qualche azione o comportamento specifico ? Il meccanismo di accettazione si basa su un circuito commerciale in cui le imprese che aderiscono decidono di essere pagate con la moneta di Facebook ? Ma una cosa è chiara. Una valuta utilizzabile da tutti verso tutti nel mondo con lo stesso identico valore e non sottoposta al controllo dei governi sarebbe LA PEGGIOR MORTE per qualsiasi zona o settore economico in via di sviluppo, o che non sia dominante al momento del lancio di detta valuta.
Pensate: nessuna democrazia potrebbe più far convergere i consumi dove è meglio per favorire e incentivare le proprie aziende in crescita o in temporanea difficoltà, come si fa da sempre col cambio valutario o il controllo dei capitali (la svalutazione in genere coincide con il dirigere i consumi interni verso prodotti maggiormente composti da elementi domestici, visto che gli altri aumentano di costo).
Praticamente succederebbe quello accaduto con l’Euro ma moltiplicato per cento. Lo Stato deve assolutamente prendere in mano la situazione. Finchè può.
Certo, ancora non è chiaro se gli utenti dovrebbero/potrebbero chiedere il cambio della valuta Facebook in valuta nazionale dopo un certo tempo. In questo caso gli effetti sarebbero meno angusti ma comunque ugualmente preoccupanti. In ogni caso, è grottesco constatare come per il presidente della BCE Mario Draghi e per gli europeisti un ente privato che fa gli interessi propri, che non ha capacità di tassazione e quindi non può assicurare il valore di una valuta, che ha un valore azionario fluttuante a seconda degli humor del “mercato” – può battere moneta. L’Italia, seconda potenza manifatturiera d’Europa, in surplus commerciale e surplus di bilancio primario, Stato con capacità impositiva per dare valore alla valuta, con un Parlamento democraticamente eletto, invece NON lo può fare, perchè sarebbe illegale (e perchè, dicono essi, “finirebbe come il Venezuela.. ma non come la Svizzera, la Danimarca, la Gran Bretagna, l’Islanda, la Polonia, la Svezia, o il Giappone).

Ma oltre a tutto questo. Cosa permette ad un’organizzazione del calibro di Confindustria – come ha asserito, ad esempio, che la valuta complementare Italiana quale sarebbero i minibot sarebbe pericolosa – di poter dire senza contraltare cose che la scienza economica ha da tempo smentito? L’ultimo dei tanti esempi di letteratura scientifica in cui si evince il beneficio di avere un cambio flessibile, come lo potrebbe essere quello di qualsiasi valuta complementare, è ad esempio, «Output stabilization in fixed and floating regimes: Does trade of new products matter?», di L. Cavallari e S. D’addona, di Roma Tre (2017).

Gli autori presentano lo studio dicendo che il loro modello statistico calcola la risposta agli shock esterni di 22 economie sviluppate nel periodo 1988–2011. Si scopre, così, che nei regimi a cambio FISSO gli aggiustamenti allo shock colpiscono principalmente il “margine estensivo” della produzione. In altre parole, i nuovi prodotti e le innovazioni immesse sul mercato in caso di indebolimento degli scambi globali per via di una crisi vengono ritirati e le aziende produttrici si rifocalizzano nei vecchi settori (o spariscono), infatti il “margine intensivo” (la vendita dei vecchi prodotti) sale.

Il beneficio del cambio flessibile sta nel fatto che ciò non succede, rendendo meno pesanti le fluttuazioni dei nuovi prodotti (e, quindi, delle innovazioni).

A questo si aggiungono tutte le evidenze empiriche per cui ogni volta che l’Italia agganciava la Lira più strettamente al Marco tedesco il nostro paese perdeva margine di mercato e, quindi, produzione industriale.

Ma cerchiamo di capire che funzione avrebbero e “cosa” sarebbero i minibot e perchè, anche se (dovrei dire “anche perchè”) «creati dallo Stato», sarebbero “moneta”. Tutti i discorsi folkloristici riguardo ai minibot, infatti, sono la dimostrazione di quanto un concetto banale come quello di “moneta” risulti oscuro alla maggior parte delle persone.

Cos’è a livello logico la moneta? Un simbolo che rappresenta il fatto che chi la possiede ha diritto a riceve un servizio dalla propria comunità uguale a un certo valore. Perchè ha questo diritto?

1 – O perchè se lo è guadagnato offrendo un servizio.

2 – O perchè PROMETTE di offrirne uno in futuro.

Nel primo caso vi è la semplice circolazione, nella seconda il credito. In ogni caso è un SEGNO di un obbligo reciproco dentro la società.

Perchè questo SEGNO viene creato dal nulla (e anche distrutto) ogni giorno dalle banche o da altri enti autorizzati? Perchè la quantità di obblighi reciproci non è sempre uguale. Magari AUMENTA. Io posso commissionare un nuovo lavoro a un fornitore, un lavoro di un valore maggiore del valore che io e la società ci stiamo attualmente scambiando. Il valore della moneta è retto dunque dall’aspettativa che ad essa sia accettata come simbolo dell’obbligo che la società ha verso il tuo lavoro fatto.

Significa che non ho abbastanza guadagni per acquistarlo e lo acquisto a credito: come in un libro contabile, il mio conto va a “MENO” qualcosa, mentre il mio fornitore guadagna NUOVO denaro creato, del valore uguale al NUOVO lavoro realizzato.

Perchè quindi la moneta è creata dal nulla da quando esiste l’idea di banca? Perchè può essere creato NUOVO valore rispetto a quello degli scambi esistenti e, quindi, NUOVO obbligo reciproco (ma può anche essere distrutta se questo obbligo viene saldato e non se ne crea di nuovo).

Nel mondo di oggi tutto questo schema è gestito dalle banche e dalla Banca Centrale, la banca delle banche. Ma può anche essere gestito dallo Stato direttamente SE VUOLE, annullando gli interessi e scegliendo secondo l’interesse democratico a chi e quanto fare credito (oggi non vuole farlo, per motivi ideologici).

Nella storia, poi, ci sono stati esempi di emissioni di moneta fatta direttamente dal Tesoro dello Stato e dalla sua zecca, senza debito pubblico, i “biglietti di Stato”, per pagare magari fornitori. Servono allo stesso identico schema precedente: quando si crea NUOVO valore rispetto a quello degli scambi esistenti serve nuova moneta. In questo caso c’è solo una differenza: si sceglie di non addebitare il “negativo” nel conto di chi beneficia del lavoro, ma solo il “positivo” a chi lo svolge, che può sempre spendere la moneta per acquistare roba da chi beneficia del lavoro, e il circolo continua.

Perchè? Perchè certe volte si sceglie di dare un incentivo ulteriore alle fasce popolari che beneficiano di un servizio, non dando loro l’obbligo di saldare il debito ma solo quello di accettare la moneta da chi ha fatto il lavoro. TUTTO QUA.

I MINIBOT somigliano molto al “biglietto di Stato”, anche se formalmente (se vengono chiamati Bot) sono un debito dello Stato, un documento che indica un valore “avanzato” allo Stato da qualcun altro. Un valore, però, che per statuto – a quanto si desume dalle dichiarazioni del loro inventore, Claudio Borghi, non deve essere saldato, se non nel senso che lo Stato concede uno sconto fiscale di tale valore a chi lo possiede: per questo è uno strumento borderline, un debito che non produce de facto debito ma solo una possibile minore entrata in futuro, che secondo le regole Europee attuali non si contabilizza come “debito pubblico”. Uno strumento che intanto circola, come un biglietto di Stato, e lo Stato può emetterne quanti ne vuole per creare NUOVO VALORE e quindi, grazie alla circolazione a catena, nuovi “diritti” di usufruire di lavoro e quindi nuovo stimolo economico. Unico difetto dei minibot è il loro essere previsti come cartacei (non si capisce l’utilità di tale complicazione logistica) e il non avere accettazione obbligatoria: il loro successo passa per la fiducia mediatica.

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